Barbara Nahmad è nata nel 1967 a Milano, dove vive e lavora, si diploma nel 1990 si diploma all’Accademia di Belle Arti di Brera, ateneo nel quale oggi è Docente di Tecniche e Tecnologie della Pittura. Dopo alcuni soggiorni all’estero, lavora per la televisione e per il teatro come scenografa, per poi dedicarsi totalmente alla pittura. Gli esordi di Barbara Nahmad, sul finire degli anni Novanta, sono caratterizzati dall’attenzione verso il corpo umano e il ritratto: le grandi figure dipinte ad olio, spesso in tonalità monocromatiche, contrastano con i fondi realizzati a smalto in colori primari. Vengono così immortalate grandi icone del passato, come nel caso del Trittico dell’economia, esposto alla 53. Biennale di Venezia del 2009, accompagnato da un’installazione sonora, o fatti di cronaca, come Il massacro del Teatro Dubrovka di Mosca del 2002, pubblicato sul “Times”, o scene di vita quotidiana, come Berlin, esposto alla Quadriennale di Roma del 2004. Nel 2014 inizia il ciclo di lavori Eden, dove abbandona lo smalto in favore di uno stile asciutto ed essenziale, fatto di poche cromie e con una pittura a olio di grande fascino, con cui racconta attraverso le immagini alcuni momenti di vita quotidiana, scene intime di un mondo nuovo che sta nascendo. La serie viene presentata nel 2014 a Tel Aviv (da Ermanno Tedeschi Gallery) e, dopo varie tappe, nel 2015 a Como allo Spazio Natta e nel 2016 da Federico Rui Arte Contemporanea a Milano, nel 2016 è esposta al Museo Ebraico di Bologna in occasione della Notte Europea dei Musei. Le sue opere sono state esposte in vari musei italiani, tra i quali il PAC, Palazzo della Ragione e Palazzo Reale a Milano, il Complesso del Vittoriano a Roma, la Fondazione Cini di Venezia, il Museo Ebraico di Bologna e in diverse sedi all’estero tra cui Londra, Berlino, New York, Shangai, Atene, L’Aia e Tel Aviv. Tra le numerose mostre personali si ricordano nel 1999 alla Galleria Marazzani Visconti Terzi di Piacenza; nel 2000 allo Studio d’Arte Cannaviello di Milano; “P.O.Box” nel 2001 da Sebastiano Amenta Arte Contemporanea a Parma; nel 2002 “Dana & Louise” alla galleria Mudimadue di Milano, “Direkt und Diskret” alla Nicola Ricci Arte Contemporanea di Pietrasanta e “Borderline” alla Galerie Davide Di Maggio a Berlino; nel 2003 “How to be good”, solo show organizzato da Nicola Ricci Arte Contemporanea al Miart di Milano; nel 2004 “Yesterday now” da Image Contemporary Art di Arezzo e alla Fondazione Bandera di Busto Arsizio; nel 2005 “Tavole della Protesta” all’Istituto Italiano di Cultura a Ljubljana in Slovenia; nel 2006 “A Rebours” da Ermanno Tede- schi Gallery di Torino; nel 2008 “Canto General” da Ermanno Tedeschi Gallery a Milano e a Roma; nel 2010 “All’ultimo respiro” sempre da Ermanno Tedeschi Gallery a Milano e lo stesso anno le viene commissionata un’installazione permanente dalla Fondazione Scuola Ebraica di Milano. Nel 2013 si tiene la sua personale “Barbara Nahmad” alla Galerie De Tween Pauwen a Den Haag nei Paesi Bassi, a cui segue “Kisses” da Ermanno Tedeschi Gallery a Milano. Fra le mostre collettive si ricordano nel 2000 “Sui Generis. La ridefinizione del genere” al PAC di Milano; nel 2002 Premio Durini al Museo della Permanente a Milano; nel 2007 “I nuovi pittori della realtà” al PAC di Milano, “Arte italiana 1968-2007 Pittura” a Palazzo Reale di Milano, “Arte e omosessualità. Vade Retro” a Palazzo della Ragione di Milano e alla Palazzina Reale di Firenze; nel 2009 “Campolungo. L’orizzonte sensi- bile del contemporaneo” al Complesso del Vittoriano a Roma e “Face to Face” alla 53. Biennale di Venezia; nel 2015 “Imago mundi” presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino e Fondazione Cini di Venezia; nel 2018 “Pasolini, un ricordo” alla Fabbrica del Vapore di Milano; nel 2019 “Tutti i pani del mondo” alla Fondazione Sassi nell’ambito di Matera Capitale della Cultura e nel 2021 “waw!” da Federico Rui Arte Contemporanea e “Nulla dies sine linea” per il Centenario dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Nel 2020, con la serie Oltremare, l’artista inizia un nuovo capitolo in cui si riappropria del colore con tonalità e modi diversi da quelli usati in precedenza. In queste opere pur non discostandosi del tutto dalla figurazione tradizionale, viene condotta una ricerca sul paesaggio naturale che tende all’infinito: sfumature gestuali e grandi velature danno l’idea di una sovrapposizione di strati che cercano l’intimità̀, evocano l’invisibile in una sorta di “neovedutismo” contemporaneo. Il ciclo viene presentato per la prima volta nel 2019 nella mostra “Oltremare” da Federico Rui Arte Contemporanea, con la curatela di Angelo Crespi. Nel 2022 la serie completa, oltre novanta opere, viene esposta in una grande mostra curata da Giuseppe Frangi alla Fondazione La Versiliana di Pietrasanta. Nel 2023, con un intervento di Cristina Muccioli e integrata da una installazione luminosa, viene presentata da Federico Rui Arte Contemporanea di Milano. Nel 2024 la serie è ospitata alla Main Gallery del teatro di Gerusalemme con la mostra “Overseas” a cura di B. Goldman Ida. Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private tra le quali la Collezione Agnelli, la Fondazione Einaudi e la Fondazione Rosselli a Torino, la Collezione Mediobanca e la Collezione Schwarz e a Milano, nonché in quelle del Museo Ebraico di Bologna e dell’American College of Greece ad Atene.

